giovedì 4 febbraio 2021

Newsletter gennaio 2021

 Newsletter gennaio 2021





Newsletter N. 32 gennaio 2021

NEWSLETTER DELLA

FEDERAZIONE AVULSS

​ LA SOSTA NELLO SPIRITO.


http://www.avulss.org/documenti/Sosta_nello_spirito/Sarebbe_bello_andare_tutti_al_suo_funerale.pdf - - - - - - - - - - - - - - - -



C’è posta per te!

Avverrà mai l’unità

dei cristiani?


Padre Edoardo Gavotti

(camilliano)​



Non è raro che il volontario Avulss si imbatta in persone dalla tradizione cristiana sì ma non cattolica; in particolare può incontrare ortodossi, che sono più favoriti nell’immigrazione essendo dell’area est europea. Il volontario non fa l’assistente spirituale, tuttavia la dimensione religiosa può emergere nel colloquio, ed egli ha così l’occasione di costruire, nel suo piccolo, un concreto momento di unità.


Ogni anno la settimana dal 18 al 25 gennaio è dedicata alla Preghiera ecumenica per l’Unità dei cristiani. Per ecumenismo s’intende il movimento volto a riavvicinare i fedeli cristiani delle diverse chiese, dette “sorelle”. Ciò che tutte le accomuna è la fede nella Trinità, in Dio che è Padre, Figlio e Spirito Santo. Chi non riconosce la divinità di Cristo, Figlio generato dal Padre, considerandolo solo un grande profeta, non può dirsi cristiano, e il suo gruppo religioso non può considerarsi “chiesa” (come fanno i Testimoni di Geova che si qualificano “Congregazione Cristiana”). L’ecumenismo è un dialogo interno alla cristianità, e va distinto dal più ampio “dialogo interreligioso”, rivolto alle grandi tradizioni religiose (ebraismo, islamismo, induismo, buddhismo, taoismo, religioni tradizionali animiste, etc.), il cui comun denominatore è la credenza in un Dio.​


Il presupposto dell’ecumenismo è che l’unica Chiesa di Cristo nel corso della storia ha registrato diverse separazioni. Essa stessa, a ben vedere, è una scissione dall’ebraismo, non avendo quello riconosciuto in Gesù di Nazareth il Messia atteso. Le tensioni interne alla nuova comunità non hanno tardato a venire, se c’è stato bisogno del primo Concilio a Gerusalemme per trattare la spinosa questione della circoncisione dei pagani convertiti. A dividersi ci vuole poco! L’apostolo Paolo esortava a rifuggire particolarismi e partiti vari (“io sono di Pietro, io di Paolo, io di Apollo…”), per creare un’unità d’intenti fondata sull’appartenenza all’unico Corpo di Cristo, il quale “ha abbattuto ogni muro che sta frammezzo: fra giudeo e greco, schiavo e libero, uomo e donna”. Il muro che la Chiesa di Cristo fatica ad abbattere è quello fra le sue stesse compagini: cattolici, ortodossi, valdesi, luterani, calvinisti, anglicani e, via via, le molteplici diramazioni delle chiese evangeliche.



Tornare alla casa comune non è cosa semplice. Lo vediamo nello scacchiere politico italiano, con la tendenza più a frazionare i partiti tradizionali che non a ricomporli. Fare un passo indietro e tornare a parlarsi dopo un litigio è umanamente difficile, occorre umiltà nel riconoscere i propri irrigidimenti, gli eccessi, le incomprensioni, le impazienze, i personalismi. Tornare assieme, per chi ormai ha reimpostato la propria vita, richiede quel coraggio che può essere sostenuto solo da una grande motivazione. Nella trasmissione “C’è posta per te” sovente si presenta il caso di chi desidera ricucire un rapporto e la persona convocata è posta di fronte alla prospettiva di ritornare ad un passato doloroso e conflittuale. E chi glielo fa fare, ora che ha ritrovato con fatica un equilibrio? Ricucire una separazione richiede familiarità con un certo vocabolario: permesso, ho sbagliato, ti chiedo​ perdono, mi manchi, non posso vivere senza di te, ti prometto che … ​ Quando però è trascorso molto tempo, e ognuno si è stabilizzato in nuovi legami, nuove consuetudini, sono nati dei figli… ​ la riunificazione diventa ardua, forse addirittura inopportuna. Deve bastare il tornare a sentirsi al telefono, frequentarsi a volte, condividere alcune feste, etc. Un passo, per iniziare, e poi magari se seguirà un altro, e un altro ancora … chissà!


Il vento dell’ecumenismo è entrato nelle stanze del Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965). Dopo avere rivisitato con le 4 Costituzioni la natura della Chiesa (Lumen gentium), la sua missione nel mondo contemporaneo (Gaudium et spes), il posto che in essa occupa la rivelazione (Dei Verbum) e la celebrazione liturgica (Sacrosanctum Concilium), ha emanato 9 Decreti dei quali ben due concernenti il dialogo con le chiese sorelle: Orientalium Ecclesiarum e, soprattutto, Unitatis redintegratio (UR). Se infatti la missione della Chiesa è l’evangelizzazione, predicare il medesimo Cristo come chiese divise è una contraddizione, e l’ecumenico è teso al superamento degli impedimenti alla comunione (UR 4). ​


Tali impedimenti non hanno la stessa gravità. La Chiesa cattolica deve molto alle Chiese orientali (scisma nel 1054) delle quali condivide un grande patrimonio liturgico e spirituale, disciplinare e teologico (UR 17): i concili dei primi secoli, i Padri della chiesa, la tradizione monastica, il culto dei santi, i sacramenti e la struttura gerarchica dell’ordine sacro. L’unità della Chiesa è visibilmente significata nel sacramento dell’eucaristia e con le chiese orientali una “comunicatio in sacris” non solo è possibile ma anche consigliabile (UR 15). Concretamente, un fedele ortodosso può accostarsi ai sacramenti della chiesa latina, alla confessione, alla comunione, all’unzione degli infermi, e viceversa. ​ ​



Con il mondo protestante – scisma nel sec. XVI - le divergenze sono più marcate, toccano punti del dogma, la struttura gerarchica e magisteriale, i sacramenti. Iniziato dal teologo Lutero come protesta (questione dalle indulgenze) e come riforma, lo scontro si è radicalizzato, causa anche l’intromissione della politica, fino a lasciare sul campo morti e martiri. Sono dei vulnus che segnano la memoria storica. Si sa che fra parenti stretti gli odi sono più aspri; per secoli quelli che stavano dall’altra parte erano considerati a servizio di Satana. In effetti Lutero ha osato tanto, perché ha negato l’origine divina dell’Ordine sacro, del Magistero, della sua autorità. Insomma, ha contestato le basi del potere ecclesiastico, che da Costantino in poi si esercitava sulle coscienze e sulla vita civile e politica. Vai tu a togliere l’osso di bocca al cane!


Lutero affermava “sola fide, sola scriptura, sola gratia”. È la fede che salva e non le opere; solo la Parola di Dio è rivelazione, e ognuno la interpreta senza il nullaosta del Magistero; la salvezza è puro dono di Dio che stende un velo pietoso sulla corruzione umana, incapace di recuperare la sua verginità col rituale gesto dell’assoluzione. Nessuna venerazione ai Santi, compresa la Vergine, essendo Cristo unico salvatore. Restano i Sacramenti dell’iniziazione, ma neppure tanto, essendo l’eucaristia “commemorazione dell’ultima cena” e non Corpo reale di Cristo. A ben vedere in queste affermazioni s’intravede una aspirazione bella, se non che è la radicalità delle affermazioni - quel “sola”, solamente - che mette a dura prova, anche oggi, l’avvicinamento alla Chiesa cattolica, che non ritiene corretto l’irenismo (soprassedere alle divergenze) come forma di dialogo, né lecita la condivisione dell’eucaristia, che da sempre resta il segno della pienezza della unità.


Cosa resta allora da fare? Il percorso passo dopo passo … Il decreto Unitatis redintegratio offre alcune vie: non esiste solo il confronto ai massimi livelli degli esperti, ma anche il concorso dal basso del popolo di Dio, fatto di conoscenza del credo altrui, di frequentazione delle persone, di non pregiudizio, di cooperazione attorno a progetti di bene, di preghiera gli uni per gli altri, di conversione interiore nella consapevolezza che la strada per la santità è sempre davanti a noi tutti. Tanto più si promuove l’unione quanto più ci si impegna a vivere conformi al vangelo (UR 7).​ Fra le persone che mi sono care ci stanno una giovane rumena ortodossa e due coniugi evangelici. Essendo presente nel paese dove abito una chiesa evangelica pentecostale, di tanto in tanto partecipo al culto domenicale, e con tanto di clergyman. Mi sono sentito accolto caldamente, e sto imparando un sacco di cose belle, per esempio la preghiera spontanea dei fedeli, la condivisione in assemblea della propria fede, la cura del canto nella liturgia; ho imparato come fare un’omelia più appassionata. Sto accarezzando l’idea di invitare il pastore a tenere un ritiro spirituale alla mia comunità religiosa, attempata per età, svelando solo dopo la sua identità. Sarei curioso di vedere la loro reazione.


Gennaio 2021


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